martedì 31 maggio 2016

Imparare a volere bene

Mi spaventano le foto di “ordinaria normalità” che ci vengono proposte all’indomani di una violenza e che ci raccontano che, l’emozione di quel momento scattato, si può trasformare in furia omicida.

Mi spaventano perché le sento indice di una morbosità che va oltre l’accaduto che è già talmente feroce da non aver bisogno di essere sostenuto da immagini borderline, apparentemente così distanti ma tragicamente così parlanti.

 Mi spaventano perché ci obbligano a memorizzare quei sorrisi e alimentare l’odio verso un mostro, per il quale - col senno di poi - siamo tutti pronti a trovare la prevedibilità del gesto anche qualora non fosse reo confesso.

 Mi spaventano perché saremo ammaestrati nel tempo e se il dramma bucherà così tanto lo schermo da diventare “evento mediatico”, esso stesso  avrà il nome del suo carnefice e alimenterà salotti di ogni genere.

 Mi spaventano perché non vorrei sentire più parlare di #femminicidio, pensare di avere paura all’idea di conoscere il nuovo o - peggio ancora - all’idea che persone a me vicine possano subire un rischio per la semplice voglia di vivere.

Non penso unicamente a mia figlia, riflettere solo da mamma oggi mi farebbe sentire una persona limitata.

Dobbiamo imparare a perdere, dobbiamo metterci in gioco con gli altri e in discussione con noi stessi.

 Dobbiamo imparare a reggere le frustrazioni, a capire i nostri limiti e crescere… quanto ancora dobbiamo crescere come esseri umani!

 E dobbiamo scusarci con le nuove generazioni, spiegando ed insegnando loro che lo schifo a cui assistono e subiscono, non assomiglia al futuro che abbiamo pensato di dare loro.

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